Aveva realizzato spazio web per ricattare una donna
La Cassazione conferma la sentenza di secondo grado
Storia di chat e ricatti a Taranto
TARANTO - Per vendicarsi di essere stato respinto, via chat, da una ragazza con la quale comunicava in rete con il nickname di «Aquila sola», aveva realizzato un blog nel quale descriveva la ragazza come una prostituta che riceveva a domicilio fornendo gli elementi per contattarla.
Senza successo Michele L., di 36 anni, alias «Aquila sola», ha contestato - in Cassazione - la condanna per tentata violenza privata, diffamazione telematica e molestie telefoniche ai danni di Maria, la «Persefone2001» su internet, e dalla quale aveva ricevuto il rifiuto alla sua richiesta di incontri sessuali.
I supremi giudici, infatti, hanno dichiarato «inammissibile» il ricorso dell’ uomo, condannandolo anche - con la sentenza 40668, che non riporta l’entità della pena - a pagare mille euro alla cassa delle ammende per «l’imprudenza di aver fatto ricorso per una condanna ampiamente meritata». Così la cassazione ha confermato il verdetto emesso dalla Corte d’Appello di Lecce, sezione distaccata di Taranto, il 7 aprile 2008, che aveva modificato il verdetto di primo grado pronunciato dal tribunale di Taranto.
Inizialmente «Aquila sola» era stato condannato per tentata estorsione ma in appello gli sono stati contestati la tentata violenza privata, la diffamazione telematica e le molestie telefoniche con le quali tormentava «Persefone2001» usando per di più il cellulare di un suo fratello sul quale ha tentato di far ricadere la colpa.
Nessun commento:
Posta un commento